In un pomeriggio qualunque, in una domenica diversa, dentro un orario che era quello, ci ubriacammo di sorsi di musica suonati da bottiglie decantate nel tempo.
Il tempo era piovoso, le nuvole facevano da ombrello, la strada sterrata la via maestra verso un nuovo abbandono vestito di bianco, adombrato di rosa, intriso di immagini rosse, rosso fuoco.
I cancelli erano due, apribile nessuno.
La vegetazione alta, bonificata.
Un telefono vecchio, dal suono disperso.
La prima stanza, nuda
vecchia, brutta, inumidita.
Bottiglie, a terra, senza pregio
ragnatele, rinchiuse, dentro un loro tempo
scatole riverse in polvere spessa, invisibile ma densa.
In giro un solo sapore, forte ma lento
Intorno un solo odore, ignoto ma nobile
“Salvia”…. che risuonava come fosse eco
che rimbombava come un do minore
che stonava la voce di ricordo allegro, ormai grezzo.
La pioggia scivola, il freddo aumenta
l’adrenalina evapora
la Villa, adesso, è frontale, al nostro cospetto.
Un portico possente, che urla di ruggine
tetti bassi disegnati per nani,
affreschi ovunque di musica prepotente.
Camini spezzati da danze assenti
scale di note frastornate, tetti assenti sfogliati dal vento.
Un violino che suona, un’arpa che non si consola
strumenti abusati da silenzi tremendi, recidivi, troppo violenti.
Assaporatelo bene questo vino, contenuto in una botte di un tempo vecchio, venduto a chi si credeva astemio, gustato da chi si è poi impiccato.
“Musique de bouteille”.
Testo di: Magda Teresa Catalano
Con la partecipazione di Elena Licari e Gabriele Strazzeri
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